giovedì 12 novembre 2009

Dal co.co.pro alla partita Iva: diventa imprenditore di te stesso


Non bastavano i danni dei Co.co.co e dei Co.co.pro a fare del lavoro precario in Italia non un'eccezione, ma la regola per svolgere il proprio mestiere, ora si aggiunge la beffa della partita iva.

Già, perchè la nuova tendenza del mercato del lavoro è quella di trasformare i dipendenti in imprenditori di se stessi attraverso la partita iva.

Cambiar tutto per non cambiar nulla. Infatti il lavoro, l'orario e il salario restano gli stessi, le aziende ci guadagnano risparmiando da un 25% ad un 33% e chi ci rimette? Certamente il giovane precario, costretto ad accettare la subdola manipolazione ed a perdere ogni diritto: assicurazione, pensione ed assistenza.

Grafici pubblicitari, web designer, redattori e persino segretarie sono letteralmente costretti ad accettare di diventare fornitori, vendere il proprio lavoro, come farebbe un'impresa, ma non a molte aziende, bensì ad una sola, quella da cui vengono scaricati come dipendenti.

Causa del fenomeno è certamente la crisi globale, per cui molte imprese, pur di sopravvivere sono costrette ad abbattere i costi a discapito di una generazione di trent'enni, carica di conoscenze e competenze che potrebbero, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, dare un input nuovo al mercato e indirizzare la società verso una nuova e più felice era post-industriale.

I sogni di una generazione sono infranti, schiavizzati e paralizzati da false promesse e falsi contratti.
Non lamentiamoci della crisi economica, nè se i nostri migliori cervelli fuggono all'estero, perchè il nostro paese non è in grado di offrire altro che una vita di precarietà, a meno che non ci si spogli in televisione o si vinca un terno al lotto.

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